“La vera ricostruzione post-sisma non è avvenuta grazie alla Regione, ma grazie ai cittadini emiliano-romagnoli che si sono rimboccati le maniche, spesso da soli e mettendo soldi di tasca propria, per tornare alla normalità. Dopo 13 anni dal terremoto del 2012, parlare di modello emiliano-romagnolo è quasi offensivo per chi ha vissuto sulla propria pelle disagi e ritardi”. È quanto dichiara Annalisa Arletti, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, in merito allo stato della ricostruzione post-sisma in Emilia-Romagna.
“Ancora oggi, dopo 13 anni, – spiega Arletti – circa il 5% degli interventi che avrebbero diritto al contributo economico non riesce a completare l’opera. Il motivo? Un sistema ingessato da normative regionali complesse e spesso contraddittorie, che rendono difficile anche il più semplice intervento. È inaccettabile che dopo oltre un decennio la macchina amministrativa non sia ancora rodata.”
Arletti punta il dito anche contro i gravi ritardi della ricostruzione pubblica: “I piccoli comuni della bassa modenese, i più colpiti insieme a Mirandola, non sono stati adeguatamente supportati. Gli uffici tecnici locali sono stati spesso in affanno, sommersi da burocrazia e senza risorse sufficienti per affrontare l’emergenza quotidiana.”
Criticità emergono anche sulle opere già realizzate. “Le scuole, ad esempio, sono state ricostruite in fretta e furia e oggi costano ai bilanci comunali decine di migliaia di euro in manutenzioni straordinarie. Interventi fatti male, senza visione né progettualità a lungo termine, pesano ora sulle comunità locali”.
“Non basta leggere i numeri per dire che tutto va bene – conclude Arletti –. Invito la Giunta a fare un giro nella Bassa terremotata: parlate con le persone, visitate i cantieri fermi, ascoltate i tecnici. Vi renderete conto che i numeri non raccontano tutto. La ricostruzione non è ancora finita, e i cittadini meritano rispetto, non propaganda”.