13 Lug 2025, Dom

Barcaiuolo (FdI) replica a De Pascale: “È finita l’era in cui la cultura era un bancomat politico della sinistra”

“Basta piagnistei. Le dichiarazioni del presidente De Pascale e dell’assessore Allegni rivelano chiaramente qual è il vero problema: non va giù all’attuale opposizione e a chi, per decenni, ha gestito in modo autoreferenziale le politiche culturali di non poter più disporre dei fondi pubblici a proprio piacimento, come strumento di propaganda ideologica, piuttosto che di reale sostegno al sistema culturale italiano ed emiliano-romagnolo”. Così il senatore Michele Barcaiuolo, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Emilia-Romagna replica alle recenti dichiarazioni della giunta regionale.

“De Pascale dimostra di avere un’enorme nostalgia per un passato in cui le commissioni ministeriali erano espressione univoca della stessa parte politica. Lamentarsi perché oggi esistono criteri rinnovati, trasparenti, e finalmente pluralisti, e invocare addirittura le dimissioni dei commissari, è una reazione scomposta che non ha nulla a che vedere con la difesa della cultura. È, più semplicemente, il rifiuto di accettare che la cultura non è proprietà di una parte politica.

La verità è che con il nuovo Decreto Ministeriale e le nuove valutazioni sul triennio 2025-2027 si è voltata pagina: non esistono festival intoccabili né contributi garantiti per diritto ereditario. È arrivato il tempo del merito, non delle etichette. I fondi pubblici vanno assegnati secondo parametri di qualità artistica, progettualità, impatto sul pubblico e capacità organizzativa, e non in base al tasso di militanza ideologica o di adesione all’agenda fluid-gender del PD”, prosegue Barcaiuolo.

Fa amaramente sorridere che proprio chi da sempre ha occupato l’intero spazio della cultura con logiche di parte, ora si indigni per il fatto che una Commissione abbia letto e valutato i progetti, senza più farsi condizionare da storiche distorsioni. L’abitudine al controllo ideologico è dura a morire, ma è un bene per tutti, operatori del settore, spettatori e territori, che finalmente si stia ponendo fine al sistema dei contributi a pioggia agli amici degli amici”, continua il senatore.

“Il pluralismo culturale non è in discussione, anzi. Ma pluralismo non significa mantenere rendite di posizione. E la buona notizia è che da quest’anno non basta più essere il festival simbolo dell’ideologia radical chic per ottenere il massimo dei punteggi. È arrivato qualcuno che legge i programmi e li valuta attentamente, anche per evitare di finanziare film che non incassano per mancanza di spettatori”, conclude Barcaiuolo.

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